Parlare di Gaja significa entrare nel mondo intelligente, vulcanico, innovativo di Angelo, un modello non solo legato alla conoscenza storica ereditata dalla famiglia ma anche indirizzato all'abbattimento di alcuni tradizionali cliché langaroli associati all'austerità dei vini. La qualità delle sue etichette altro non è che il frutto della continua ricerca della perfezione, del dettaglio, all'interno di una gabbia enologico-filosofica con le maglie mai troppo strette; basti ricordare la scelta della fine degli anni '90 di uscire dalla Docg per i cru di Barbaresco, Barolo, al fine di ricorrere ad un piccolo saldo di Barbera. Da qualche anno Gaia, Rossana, Giovanni, i figli di Angelo, Lucia, sono decisamente di un certo peso in azienda, è probabilmente a loro che si deve il ritorno alla Docg, un piccolo ritocco di stile a favore della tradizione; ma ciò che non cambia è una produzione ai vertici dell'enologia mondiale.